La lista delle persone che decidono di SUICIDARSI è sempre più lunga, ogni giorno cresce come un bollettino di guerra, ma una guerra a senso unico, una guerra invisibile senza bombe senza spari, dove i caduti sono sempre della stessa fazione.
L'ultimo (speriamo) della lista è un Portinaio Napoletano di soli 57 anni, licenziato e sfrattato non ha retto il peso delle responsabilità (Il sole 24ore).
Ormai i nomi si trasformano in numeri, secondo i nostri Governatori siamo sotto la media rispetto alla Grecia, sembra quasi un esortazione a fare di più.
Ma parlando di numeri eccone alcuni:
Complessivamente, sottolinea Eures, dopo l'aumento dei suicidi registrato nel 2009 (+5,6% rispetto al 2008), nel 2010 la crescita del fenomeno si attesta sul +2,1%: prendendo a riferimento i numeri assoluti offerti dall'Istat, se nel 2008 a togliersi la vita erano stati in 2.828, l'anno dopo si era saliti a 2.986 e nel 2010 è stata superata la soglia delle tremila vittime (3.048). L'incremento, che investe trasversalmente la popolazione, coinvolge la componente maschile (+2,4%) in misura maggiore di quella femminile (+0,9%), consolidando la caratterizzazione al maschile del fenomeno: nel 2010 l'indice di rischio suicidario risulta tra gli uomini 4 volte superiore a quello delle donne (8,2 a fronte di 2,1). Secondo la fotografia dell'Eures oltre la metà dei suicidi censiti in Italia avvengono in una regione del Nord (1.628 casi nel 2010, pari al 53,4% del totale), a fronte del 20,5% al Centro (624 casi) e del 26,1% al Sud (796 casi). Anche in termini relativi il Nord conferma i valori piu' alti, con 5,9 suicidi ogni 100 mila abitanti, a fronte dei 5,3 del Centro e dei 3,8 del Sud. Ma è il Centro Italia a registrare nel 2010 la crescita piu' consistente (+11,2% sul 2009, che sale a +27,3% nel Lazio, con 266 suicidi), a fronte di un +1,8% a Nord e di un calo del 3,5% al Sud.A livello regionale, la Lombardia conferma il primato di regione con il numero piu' alto di casi (496 nel 2010, con un incremento del 2,9% rispetto al 2009); seguono il Veneto (320, pari al 10,5%, in aumento del 16,4% rispetto al 2009) e l'Emilia Romagna (278, pari al 9,1%). MEDITATE GENTE MEDITATE, (E NUIE RUMMIMME CA' ZIZZA 'MMOCCA.)
Complessivamente, sottolinea Eures, dopo l'aumento dei suicidi registrato nel 2009 (+5,6% rispetto al 2008), nel 2010 la crescita del fenomeno si attesta sul +2,1%: prendendo a riferimento i numeri assoluti offerti dall'Istat, se nel 2008 a togliersi la vita erano stati in 2.828, l'anno dopo si era saliti a 2.986 e nel 2010 è stata superata la soglia delle tremila vittime (3.048). L'incremento, che investe trasversalmente la popolazione, coinvolge la componente maschile (+2,4%) in misura maggiore di quella femminile (+0,9%), consolidando la caratterizzazione al maschile del fenomeno: nel 2010 l'indice di rischio suicidario risulta tra gli uomini 4 volte superiore a quello delle donne (8,2 a fronte di 2,1). Secondo la fotografia dell'Eures oltre la metà dei suicidi censiti in Italia avvengono in una regione del Nord (1.628 casi nel 2010, pari al 53,4% del totale), a fronte del 20,5% al Centro (624 casi) e del 26,1% al Sud (796 casi). Anche in termini relativi il Nord conferma i valori piu' alti, con 5,9 suicidi ogni 100 mila abitanti, a fronte dei 5,3 del Centro e dei 3,8 del Sud. Ma è il Centro Italia a registrare nel 2010 la crescita piu' consistente (+11,2% sul 2009, che sale a +27,3% nel Lazio, con 266 suicidi), a fronte di un +1,8% a Nord e di un calo del 3,5% al Sud.A livello regionale, la Lombardia conferma il primato di regione con il numero piu' alto di casi (496 nel 2010, con un incremento del 2,9% rispetto al 2009); seguono il Veneto (320, pari al 10,5%, in aumento del 16,4% rispetto al 2009) e l'Emilia Romagna (278, pari al 9,1%). MEDITATE GENTE MEDITATE, (E NUIE RUMMIMME CA' ZIZZA 'MMOCCA.)